Martedì, 22 Novembre 2022 11:00

Archelon - Alieni del Mare

Alieni nel nostro Mare: organismi che arrivano da un altro pianeta?


Cosa si intende per “specie aliena”

  1. Scena film E.T.-L'extraterrestre, di Spielberg


Se vi dicessimo “pensate ad una specie aliena”, sicuramente il vostro primo pensiero andrebbe ad E.T. di Spielberg, nel caso dei più nostalgici, o a qualche specie del Multiverso della Marvel, nel caso dei più nerd. Ma le specie aliene, dal punto di vista scientifico, non riguardano niente di tutto ciò! Per “specie aliena”, infatti, si intende una specie animale, vegetale o microbica, che sicuramente non viene da un altro Pianeta, ma che viene così chiamata perché non è originaria del luogo in cui si trova. Queste specie rientrano nella categoria degli organismi invasivi perché molto spesso, nell’ambiente in cui vengono inserite, trovano le condizioni adatte per riprodursi e proliferare e, in questa maniera, invadere.

Come arrivano dove non dovrebbero arrivare
Ma come fanno queste specie ad arrivare in luoghi così diversi dai loro habitat di origine? Beh, le risposte sono tante e, come sempre, c’è lo zampino dell’uomo. Infatti, per definizione, per specie aliena si intende qualsiasi specie introdotta, in maniera deliberata o inconscia, dall’uomo.

2. Rappresentazione del Canale di Suez


Per esempio, uno dei motivi principali per cui nel Mar Mediterraneo vi ritroviamo specie come Rophilema nomadica, la medusa che può arrivare a pesare anche 50kg, è l’apertura del Canale di Suez. Si tratta di un canale artificiale (come quello di Panama) creato nel 1869 dal francese Ferdinand de Lesseps (si deve a lui, infatti, il termine lessepsiano, utilizzato per indicare la migrazione e le specie provenienti dal Canale). Questo canale ha permesso di unire direttamente il Mar Mediterraneo con il Mar Rosso, e quindi l’Oceano Indiano, senza circumnavigare l’Africa. Una grande opera! Ma quanto grande dal punto di vista ecologico? Non molto. Questo perché, tale collegamento, ha determinato un’apertura non solo al passaggio di navi ma anche di specie (eh sì, proprio le nostre specie aliene). Questo fenomeno, poi, è peggiorato quando, nel 2015, c’è stato un allargamento del Canale per permettere il transito contemporaneo di navi su ambo le rotte. Le specie che vengono introdotte da tale canale sono specie tropicali che, con l’aumentare delle temperature, trovano un ambiente sempre più favorevole per la loro proliferazione all’interno del Mar Mediterraneo.

3. Differenze tra prima e dopo i lavori di ampliamento

Un altro metodo attraverso cui alcune specie possono ritrovarsi addirittura nella parte opposta del mondo è il trasporto tramite le acque di zavorra. In questo caso, le specie trasportate rappresentano soprattutto microrganismi appartenenti al plancton ma anche organismi di piccole dimensioni ancorati saldamente agli scafi delle imbarcazioni, come le cozze.
Ma, cosa sono le acque di zavorra? Si tratta di una quantità di acqua che viene inserita nello scafo delle navi per poterle stabilizzare e che, una volta arrivate in porto, viene scaricata. Per molto tempo queste acque sono state scaricate senza problemi, senza essere a conoscenza dei clandestini che vi viaggiavano a bordo. Fu solo grazie allo scrupolo di uno scienziato olandese, GustaafHallegraeff, che si scoprirono gli organismi trasportati con le acque di zavorra. Le specie ad oggi diffuse in questa maniera sono numerose, prima tra tutte la cozza zebra, Dreissenapolymorpha, originaria del Mar Caspio, che oggi si trova al largo delle coste di diversi Stati, come Nord America, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e Svezia.
La capacità di diffusione di queste specie varia a seconda di diversi fattori. Il principale è la durata del viaggio: più le specie rimangono a lungo in queste acque, infatti, più si creerà una competizione o verranno a mancare le condizioni necessarie per la sopravvivenza.


Qual è il destino di queste specie?
Quasi sempre queste specie riescono a trovare le condizioni adatte per sopravvivere e, quasi sempre, riescono a trovare le condizioni per riprodursi. In quest’ultimo caso,da specie “di passaggio” si trasformano in specie “stabili”, ovviamente causando problemi. Ogni ecosistema, infatti, è regolato da delicati equilibri tra le varie specie, nel momento in cui si insedia una nuova specie questo equilibrio rischia di essere sconvolto. A volte, la nuova specie riesce ad introdursi senza fare troppi danni, occupando una nicchia ecologica vuota, ovvero occupando un ruolo nell’ecosistema libero. Ma con l’ingresso sempre più frequente di nuove specie gli ecosistemi sono messi fortemente a rischio.

  1. Mnemiopsisleidyi


Un esempio lampante è quello di Mnemiopsisleidyi, uno ctenoforo che spesso, in estate, stiamo cominciando a vedere nei nostri mari italiani, ma che è famoso per i danni che ha prodotto nel Mar Nero e nel Mar Caspio, dove ha determinato una riduzione dello zooplancton dell’80%.
Ormai, ridurre l’introduzione e l’espansione di queste specie è pressoché impossibile poiché, nonostante alcune misure contenitive (per esempio per le acque di zavorra è stato stabilito che devono essere debitamente trattate prima di essere introdotte in mare), il riscaldamento globale e la tropicalizzazione del Mediterraneo favoriscono sempre di più lo stabilirsi di queste specie.
Che cosa fare allora? Sicuramente continuare a monitorare queste specie è importante perché, studiandole, possiamo capire in che maniera possono interagire con le specie già presenti e che cambiamenti possono portare. A tal proposito, in Italia è presente il progetto Alien fish, che si occupa di raccogliere segnalazioni e monitora la presenza di queste specie nei nostri mari.
Inoltre, al momento, stanno prendendo piede alcuni progetti che prevedono la messa in commercio e la valorizzazione di queste specie aliene, favorendone il consumo sulle nostre tavole.

  1. Callinectessapidus

Un esempio molto importante è quello del granchio reale blu, Callinectessapidus, che ormai da diverso tempo ha colonizzato le nostre coste giungendo sin dall’Oceano Atlantico. Questo granchio è ormai diventato talmente frequente tra le reti dei pescatori di quasi tutta Italia che hanno iniziato a promuoverne il suo utilizzo nella cucina con eventi culinari che mostrano le diverse ricette da poter mettere in pentola.
Insomma, italiani aprite le vostre cucine all’ingresso di nuovi sapori, ma state attenti che non tutte le specie sono commestibili!

 

 


Sitografia:
- https://ec.europa.eu/environment/nature/invasivealien/index_en.htm
- Pyšek, Petr, et al. "Scientists' warning on invasive alien species." Biological Reviews 95.6 (2020): 1511-1534.
- https://www.iucn.org/resources/issues-brief/invasive-alien-species-and-climate-change
- https://www.ilpost.it/2021/03/25/canale-suez-storia/
- Con il nuovo canale di Suez anche la 'maximedusa' di 50 kg Invasione di nuove specie nel Mediterraneo con l'ampliamento – ANSA.it – Ambiente&Energia
- https://www.corriere.it/ambiente/13_maggio_06/specie-aliene-navi-acqua-zavorra_4c19d500-b5b7-11e2-86df-caa1160f5c6a.shtml
- https://www.regionieambiente.it/balmas-un-progetto-per-limitare-il-rischio-di-specie-aliene-in-adriatico/