Domenica, 19 Giugno 2022 03:44

Archelon - Bycatch

Bycatch: ecco cos’è la pesca accidentale e perché se ne parla tanto.

 

Bycatch, cos’è?

Non è la prima volta che nella nostra rubrica spunta fuori il termine “bycatch” e oggi vi spiegheremo finalmente che cos’è.

Il bycatch, definito anche “pesca accidentale”, si riferisce a tutti quegli individui marini che vengono appunto pescati accidentalmente e che, o fanno parte delle specie di interesse commerciale, ma sono sotto la taglia minima di cattura, o fanno parte di quelle specie che non hanno un valore commerciale; tra quest’ultimi rientrano tartarughe marine, squali, razze, delfini e, addirittura, anche gli uccelli marini. Queste catture, ogni anno, ammontano, in peso, al 40% del pescato totale.

 

  1. Esempi di bycatch [Marevivo.it]

Come avviene il bycatch

Già nell’articolo di aprile vi parlammo di uno degli attrezzi meno selettivi al mondo: le reti a strascico.

Ma, purtroppo, non si tratta dell’unico attrezzo che determina catture accidentali. Un altro, con cui anche TartAmare ha avuto esperienza (per ultima quella con Paloma l’estate scorsa a cui eravamo presenti anche noi di Impronta Animale), è il palangaro.

Per chi non lo sapesse, si tratta di uno strumento formato da una fune orizzontale disposta a pelo d’acqua da cui dipartono altre funi verticali (lenze) che terminano con gli ami.

Usati per la pesca di grandi pesci come tonno e pesce spada, mietono numerose vittime anche tra altre specie predatrici come appunto le tartarughe marine, ma anche squali, delfini e uccelli marini; questi o rimangono impigliati e non riescono più ad allontanarsi oppure vanno incontro all’ingestione dell’amo che, spesso, se non si agisce in tempo, risulta essere fatale.

  1. Schema di come funziona un palangaro.

Un altro strumento è il tramaglio, così chiamato perché costituito appunto da tre maglie, il quale forma un vero e proprio muro nella colonna d’acqua (pensate che possono avere un’altezza di anche 30 metri!).Posto così nel mare si può facilmente capire che il suo compito è quello di rimanere fermo nella colonna d’acqua ed intercettare pesci da una certa taglia in su. Il problema è che non intercetta solo pesci ma anche tanti altri individui che hanno la sventura di passare di lì. Gli animali che ne risentono maggiormente sono i mammiferi marini.

 

È possibile contrastare questo fenomeno?

Purtroppo, durante la pesca, non si può fare discriminazione. Non si sa che cosa si è pescato fino al momento in cui viene issata la rete a bordo. È per questo motivo che il bycatch non è considerato un reato: perché è totalmente involontario.

Nonostante ciò, però, è possibile limitare questo fenomeno tramite degli accorgimenti, come l’utilizzo di strumenti più selettivi o deterrenti per quelle specie che non sono commerciali.

Inoltre, ci sono diversi decreti e regolamenti a livello sia europeo che nazionale che cercano di incentivare le buone pratiche per evitare, rimediare e monitorare il bycatch.

Un esempio per quanto riguarda il “rimediare” è la circolare n. 3471 del 19/02/2015 della Direzione Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).

Questa circolare stabilisce che nel caso in cui una tartaruga marina venga pescata e non è in condizioni adatte per essere rimessa in mare, non è perseguibile la sua momentanea detenzione a bordo; ciò per favorire il recupero e il soccorso di questi animali.

  1. LA Chelonia mydas chiamata Nausicaa, che è stata vittima del Bycatch per ben 3 volte       

4. Rilascio in mare della Caretta caretta Natalia, dopo essere stata riabilitata da Tartamare

Altri decreti prevedono il divieto di pescare, tenere a bordo e sbarcare alcune specie di elasmobranchi che sono considerate protette o a rischio o, ancora, prevedono una raccolta dati in modo da poter controllare e gestire il bycatch nel modo più adeguato.

 

Sitografia:

https://www.fishforward.eu/it/project/by-catch/