Primo corso di tutela dei nidi di tartaruga marina
Si è concluso il Primo Corso di Monitoraggio e Tutela dei nidi di tartAmare.
Finanziato dal Parco Nazionale Arcipelago Toscano, voluto e promosso da Legambiente Arcipelago Toscano, si è articolato in due sessioni.
La sessione teorica si è tenuta presso la bellissima sede del Parco all' Enfola, mentre la sessione pratica, si è svolta sulla spiaggia di Marina di Campo, presso i Bagni Da Sergio ed ha previsto, attraverso una simulazione di tracce di nidificazione di Caretta caretta, l'insegnamento di tecniche di riconoscimento di un nido e di procedure per la messa in sicurezza e tutela dello stesso, fino alla schiusa delle tartarughine.
La vasta partecipazione ha dimostrato ancora una volta l'interesse nei confronti di questo fenomeno che si sta osservando in Toscana negli ultimi anni e di cui in passato non c'era testimonianza. Il coinvolgimento di un pubblico così vasto e preparato nelle delicate operazioni di assistenza alle schiuse deve essere occasione di crescita e di civiltà, momento di responsabilizzazione.
Il pubblico, formato ed informato, non intralcia il percorso dei piccoli ma anzi acquista la diretta consapevolezza dell'elevato valore conservazionistico dei luoghi e dell'importanza delle azioni a tutela della natura. Questo è tanto più importante in un luogo, quale l'Isola d'Elba, che le tartarughe marine amano, dove l'obiettivo primario è l'elaborazione e la verifica di nuovi modelli gestionali in grado di conciliare l'esigenza conservazionistica con quella del turismo.
Da quando il CRTM di Grosseto ha dato inizio al primo programma di monitoraggio delle tracce e dei nidi di tartaruga marina nell' estate 2017 una nuova pagina della storia naturale della Toscana è stata scritta, diversi nidi sono stati individuati e messi in sicurezza e tante piccole tartarughine sono uscite dalla sabbia per raggiungere il mare, a testimonianza che un controllo sistematico ed attento è il primo segno di amore e di tutela e che l'informazione e la divulgazione rimangono gli strumenti più potenti di protezione della biodiversità e dell'ambiente.
Ringraziamo i nostri allievi elbani per la passione e l'entusiasmo con cui ci hanno seguito in questo percorso formativo.
Caccia e bracconaggio
Caccia e bracconaggio
Nonostante questi animali siano protetti in quasi tutti i paesi del mondo, in molti luoghi, legalmente o illegalmente, le tartarughe e le loro uova sono cacciate a scopi alimentari e commerciali.
ll fenomeno prende il nome di Poaching ed è diffuso in particolar modo nei paesi asiatici dove il mercato di uova e carni è florido.
La realtà in alcune comunità che vivono sulle coste dei paesi in via di sviluppo è che molte persone non riescono a trovare dei lavori in grado di mantenere le loro famiglie e per loro la scelta fra proteggere una specie selvatica e nutrire la propria famiglia risulta scontato. L'unica speranza a nostro avviso risiede nell'educare questi popoli al rispetto dell'ambiente in cui vivono e persuaderli del fatto che gli sforzi per preservarlo andranno alla lunga nella direzione dell'incremento o comunque del mantenimento dell'indotto derivante dal turismo.
In alcune parti del mondo, le tartarughe marine sono utilizzate anche per scopi cerimoniali. Il loro guscio e la loro pelle è usata inoltre per costruire una gran varietà di oggetti: gioielleria, occhiali da sole, gadget per i turisti, strumenti musicali ecc...
LO SAI?
- CITES, the Convention on International Trade in Endangered Species è un accordo internazionale finalizzato a proteggere le specie dall'estinzione che risulterebbe dal loro commercio. Questo accordo tuttavia è volontario e non tutti i paesi del mondo lo hanno sottoscritto.
- Alcuni popoli credono che le uova di tartaruga marine siano afrodisiache. Tale credenza tuttavia non è supportata da alcuna prova scientifica. In altre culture ancora si crede che mangiarle allunghi la vita.
Per tutti questi motivi abbiamo bisogno del Vostro AIUTO!!!
Distruzione dell'Habitat
Anche il crescente degrado ambientale derivante dalle attività antropiche pone una grave minaccia alla loro sopravvivenza, tanto durante la breve fase di vita terrestre, legata alla deposizione ed allo sviluppo delle uova, quanto durante la loro lunga esistenza acquatica:
• durante le delicate fasi della nidificazione ricadono fattori quali: la presenza umana (soprattutto notturna) sulla spiaggia, la presenza di fonti di luce artificiale, il passaggio di mezzi meccanici sulla spiaggia, la presenza fisica di attrezzature degli impianti balneari nonché i rifiuti lasciati dai fruitori e la costruzione di barriere artificiali vicino alla costa;
• in mare si trova una grande concentrazione di rifiuti, inquinanti chimici e petrolio che possono causare intossicazione e soffocamento alle tartarughe marine.
I detriti antropogenici presenti in mare poiché possono rappresentare motivo di intrappolamento diretto delle tartarughe marine oppure essere ingeriti, aumentando così il rischio di mortalità.
Le tartarughe ingeriscono un’ampia varietà di oggetti sintetici tra cui le buste di plastica o altri detriti di natura semitrasparente che possono essere scambiate per meduse o altre prede.
L’ingestione può causare una lunga lista di complicazioni quali: il soffocamento, la riduzione della pulsione alimentare, la riduzione dell’assorbimento o il blocco intestinale, il rilascio di sostanze tossiche, la formazione di ulcere e altri danni dell’apparato digerente che possono portare a malnutrizione, e inedia.
LO SAI?
- Dalla Fossa delle Marianne ai poli, residui di plastica sono stati trovati praticamente ovunque nei mari e negli oceani.
- Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione e delle correnti.
- Questi frammenti, che possono raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro, costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini poiché vengono scambiati per cibo.
- A causa di ciò, 115 specie marine sono a rischio, dai mammiferi agli anfibi.
- L’ingerimento accidentale di plastica scambiata per plancton o meduse è un fenomeno così comune che il 52% delle tartarughe marine ne ha subito gli effetti.
Pesca
Le tartarughe di mare sono tra gli esseri più fragili del Pianeta e purtroppo a rischio estinzione.
La vita per le tartarughe marine è sempre più difficile: la percentuale di tartarughe appena nate destinata a raggiungere l'età adulta è di una su mille.
Poi una volta diventate adulte rischiano la vita per numerose cause, la maggior parte di esse sono dovute all'attività dell'uomo.
La principale minaccia di origine antropica nel Mediterraneo è legata alla cattura accidentale negli attrezzi da pesca, un fenomeno di ampia portata.
La cattura accidentale con attrezzi da pesca (reti ed ami) è una delle principali cause di mortalità.
Questo fenomeno si chiama By-Catch ovvero cattura di animali che non sono il vero bersaglio dell’attività in questione.
Le interazioni dovute alla pesca accidentale sono considerate da anni ormai, anche in Italia, una tra le principali cause di mortalità delle tartarughe marine.
LO SAI?
- Uno studio del 2010 ha dimostrato che nell'intervallo di tempo di 18 anni precedenti al suddetto studio circa 1 milione e mezzo di tartarughe marine sono state catturate nelle reti.
- Tutti possiamo contribuire a rallentare il fenomeno del by-catch scegliendo di mangiare solo pesce proveniente dalla pesca sostenibile e pescato secondo le normative e gli accordi internazionali.
Collisione con i natanti
Un'altra probabile causa di mortalità o di effetti subletali, che insiste sulle tartarughe in ambiente marino, è la collisione con i natanti.
E' chiaramente fatto involontario, accidentale tuttavia da non sottovalutare poichè i traumi da elica ad esempio non sono facilmente curabili a causa dei lunghi tempi di cicatrizzazione degli animali a sangue freddo.
L' Evoluzione delle Tartarughe
Una storia lunga 280 milioni di anni
"Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno la più intelligente. Sopravvive la specie più predisposta al cambiamento." Charles Darwin
Filogenesi
Lo studio della storia evolutiva (filogenesi) delle tartarughe è indispensabile per tentare di comprendere il successo biologico nel corso di milioni di anni.
Le tartarughe hanno superato indenni l' estinzione avvenuta quasi contemporaneamente 65 milioni di anni fa (alla fine del Mesozoico) di tantissimi ordini di rettili (tra cui i giganteschi dinosauri), conservando per di più caratteristiche anatomiche e biologiche primordiali.
Unica al mondo tra le creature del nostro pianeta, la tartaruga è il solo vertebrato a formare esternamente al proprio corpo un guscio protettivo attraverso fusione di costole modificate, vertebre e ossa dei cinti scapolari.
Il guscio della tartaruga è l'unica struttura che presenta questa modifica dello scheletro e come e quando si sia originata ha sempre affascinato e suscitato l'interesse del mondo scientifico e degli studiosi evoluzionisti.
Facendo un passo indietro, i primi rettili comparvero nell'Era Paleozoica, probabilmente nel Carbonifero (345 milioni anni fa), da un gruppo di anfibi primitivi già completamente affrancati dall'elemento liquido.
Questi esseri avevano un corpo tozzo, con una testa robusta e si muovevano come le attuali salamandre, ondeggiando col corpo e con la coda e strisciando parzialmente con l'addome.
Gli scienziati li hanno chiamati rettili Seymourioidi e raggruppati nei Cotilosauri.
Da essi si andarono differenziando la altre linee evolutive di rettili, anche quella che porterà alle tartarughe.
Per poter fare luce su questo cammino evolutivo, la cui origine è così lontana nel tempo, non ci resta che andare a ritroso.
In realtà il fossile più antico conosciuto, che sicuramente è un progenitore delle attuali tartarughe, è datato circa 210 milioni di anni, aveva tuttavia già un guscio completamente formato quindi non ci dà informazioni sull'evoluzione del guscio stesso.
E' la tartaruga Proganochelys.
Il gradino precedente è stato chiarito solo attraverso ritrovamenti in Cina risalenti al 2008 di resti fossili datati 220 milioni di anni fa.
Gli organismi ai quali appartenevano, sono stati ricondotti alla specie Odontochelys semitestacea, presentavano un piastrone completamente formato mentre il carapace, solo parziale, composto da costole e vertebre distintamente allargate sul dorso.
Odontochelys semitestacea era una specie di tartaruga primitiva del Triassico che viveva nel mare anche se non era una tartaruga marina vera e propria, abitava i fondali non molto profondi e gli estuari dei fiumi, mancava totalmente di pinne, anzi aveva zampe provviste di unghie.
Le caratteristiche principali sono riassunte nel suo nome che significa “Tartaruga coi denti con mezzo guscio”.
Aveva infatti denti sia sulla mascella superiore che su quella inferiore, come del resto tutti i Cotilosauri, ed era provvista del solo piastrone.
La scoperta di Odontochelys è un'altra tappa molto importante, ci dà un' informazione fondamentale: nell'evoluzione della struttura guscio il piastrone si è formato per primo nel tempo, quindi la precedenza è stata quella di proteggere la parte ventrale del corpo.
Non ci chiarisce ancora tuttavia le tappe evolutive precedenti, quelle che hanno portato alla formazione dello stesso piastrone.
Di qui l'ipotesi che un passaggio precedente, e forse quello primitivo per questa linea evolutiva, sia rappresentato dall' Eunotosaurus africanus, organismo originatosi almeno 40 milioni di anni prima dell' Odontochelys semitestacea, ma che possedeva delle ossa già distintamente allargate e appiattite nella parte ventrale.
Per la precisione aveva un dorso "indurito" da numerosi noduli ossei nella pelle, mentre il torace era protetto da allargamento e un appiattimento di tutte le ossa del cinto scapolare e dello sterno.
Dovrebbe essere questo il progenitore più antico della tartaruga.
Tartarughe e Simboli
« La tartaruga disse a Zeus: “Voglio una casa tutta per me, in modo che vi possa entrare solo chi dico io!”. Zeus rispose: “Avrai una casa tutta tua, ma ci potrai entrare solo tu!” » Esopo
La simbologia
Nell’immaginario collettivo la tartaruga marina è uno degli animali più amati, presente nella cultura e nel mito, non solo delle civiltà del Mediterraneo, ma anche nelle leggende della tradizione cinese, indiana, tra i nativi americani e tra i popoli del Pacifico. In genere è raffigurata come colei che sorregge il mondo.
La sua capacità di adeguarsi e sopravvivere per milioni di anni la rende saggia e praticamente immortale. Da un punto di vista filosofico un essere millenario che tutto conosce; rappresenta appunto l'antica saggezza, la tenacia, la resilienza, la forza, ma anche la longevità.
Colpisce soprattutto per il suo silenzio, la lentezza, l’aspetto difensivo e pratico del suo carapace. Per il suo aspetto, sembra uscire dalla notte dei tempi, dal periodo in cui popolavano la Terra i grandi rettili dell’era secondaria.
La tartaruga, chiusa nel suo guscio, con i suoi periodi di letargo sottoterra, evoca anche stati meditativi: la possibilità di potersi isolare dall’ambiente, in un’introversione volontaria, attraverso una concentrazione delle forze, il raccoglimento.
Grazie alla sua caparbietà e testardaggine, con la sua lentezza, la sua calma riesce a raggiungere i suoi obiettivi, un insegnamento che tutti dovremmo fare nostro: non serve correre per andare lontano, occorre amministrare bene le proprie energie in modo da sostenere lo sforzo nella durata e costruire il futuro con maggior consapevolezza.
La tartaruga marina, nello specifico, ha un guscio ruvido e piatto, pinne larghe e lisce che muove come fossero ali, cosicché questo agile e potente nuotatore può tuffarsi a grandi profondità e rimanervi ore senza dover risalire per prendere aria.
La sua capacità di scendere nelle acque fredde e scure dell’oceano si associa alla possibilità di scendere nelle regioni più profonde del mistero e della rigenerazione.
Le femmine delle specie marine inoltre nuotano per distanze enormi per arrivare alle spiagge dove possono deporre fino a 200 uova in sincronia con la luna e le maree, per difendere i loro piccoli dagli uccelli predatori, un’infinità di femmine depone le uova sulla stessa spiaggia nello stesso momento così tutti i piccoli emergono insieme e corrono verso il mare in gruppi così grandi da confondere gli uccelli; in questo modo la maggior parte dei nuovi nati riesce a sopravvivere fino all’arrivo in acqua.
Per questo la tartaruga è simbolicamente associata soprattutto alla fertilità e alla saggezza della grande Dea, alle qualità lunari e alle acque primordiali in cui tutto ha inizio.
Il collegamento con la Luna sorprende osservando il simbolismo disegnato sul carapace della tartaruga: le 13 forme più grandi sono le 13 lune piene dell’anno.
Le 28 forme piccole, sul perimetro, sono i 28 giorni secondo il calendario lunare. Inoltre la tartaruga marina è in grado di compiere distanze notevoli affidandosi alla provvidenza, simboleggia così la magia delle serendipità e le coincidenze fortunate.
Ci insegna a non perdere fiducia nel futuro, a raggiungere le proprie mete con determinazione, a rimanere forti nonostante gli ostacoli e le distrazioni, ad ascoltare il proprio istinto e a seguire il proprio destino.
Taglio del Nastro
Questa mattina l'emozionante taglio del nastro del Centro Recupero Tartarughe Marine e Centro di Didattica sul Mare di tartAmare.
Operativi già da mesi, oggi abbiamo ufficializzato il Centro con un battesimo d' onore alla presenza della Capitaneria di Porto, del Sindaco di Grosseto e del Presidente di Banca Tema che ha battezzato nello specifico la nuovissima vasca da stabulazione da 4000 litri di capienza, in resina, acquistata dal Centro proprio grazie al contributo di Banca Tema.
C'erano anche tutti i nostri amici e sostenitori e tutti i volontari che hanno lavorato e che continuano a lavorare ogni giorno affinchè questo progetto possa andare avanti.
Firmato il protocollo d'intesa fra tartAmare ed Sos Animali
Firmato questa mattina al CRTM di tartAmare il protocollo d'intesa tra le due associazioni.
Durante il convegno che ha preceduto la firma due interventi, quello della referente scientifica di tartAmare Luana Papetti e quello della biologa di Sos Animali Claudia Biliotti, hanno illustrato al pubblico presente compiti, obiettivi ed attività di recupero di fauna selvatica che le due associazioni portano avanti, rispettivamente in ambito marino e in ambito terrestre.
Inoltre è stato approfondito il tema tanto nuovo quanto caldo delle specie aliene invasive attraverso il caso emblematico della tartaruga Scripta, tartaruga americana da acquario venduta nei negozi di animali o nelle feste di paese, che, una volta cresciuta, diviene ospite indesiderato in casa e viene illegalmente liberata in natura nei nostri corsi d'acqua o nei fossi, entrando in competizione con la tartaruga autoctona palustre e danneggiando l'ecosistema.
Il protocollo d'intesa voluto dai due presidenti è finalizzato a concretizzare un impegno comune nella promozione di campagne di divulgazione e di sensibilizzazione sulla fauna selvatica, una collaborazione fattiva negli interventi di recupero di esemplari in difficoltà, un tavolo di confronto permanente per lo scambio di informazioni e di dati in tempo reale.
Presenti all'evento, oltre ai due presidenti Davide Petri e Fiora Branconi, il consigliere regionale Leonardo Marras e il Comandante dell'Ufficio Marittimo di Marina di Grosseto Andrea Porzio
La stagione riproduttiva 2018: Toscana presente
Si è conclusa con l'indagine post schiusa del nido traslocato sulla spiaggia del Quercetano a Castiglioncello (LI) la stagione riproduttiva 2018.
Se qualche anno fa, precisamente nel 2013, quando cioè giunse la prima segnalazione della schiusa di un nido di tartaruga marina in Maremma, il mondo scientifico era un pò scettico sulla possibilità che esemplari di questa specie scegliessero come sito di deposizione le nostre spiagge, così a nord rispetto al loro consueto areale riproduttivo, e riteneva verosimile invece che tale evento fosse meramente casuale, oggi , a distanza di cinque anni, abbiamo la certezza che, seppure in misura inferiore rispetto a quanto avviene più a sud (Calabria, Sicilia, Campania), la scelta della Toscana non può essere un caso.
I nidi accertati infatti quest' anno sono stati ben quattro.
tartAmare ci ha creduto fin da subito ed ha investito in questi anni nella preparazione del proprio personale, composto da volontari esperti, seguendo ed organizzando corsi di formazione specifici, preparandosi ad attuare le procedure di monitoraggio e tutela dei nidi con il sostegno e sotto il coordinamento dell'Osservatorio Toscano della Biodiversità (Regione Toscana) e collaborando con tutte le associazioni ambientaliste e di categoria locali.
I risultati ottenuti, con numeri sorprendenti per la nostra regione, riflettendo un generale aumento del fenomeno in tutto il Mediterraneo ed in particolare una "settentrionalizzazione" di quest'ultimo, sono sicuramente frutto di un lavoro sinergico che ha coinvolto i vari partner dell'Osservatorio in una imponente campagna d'informazione e sensibilizzazione voluta e finanziata da Regione Toscana e di un maggiore sforzo di monitoraggio e pattugliamento delle spiagge da parte di tartAmare che si è concretizzato anche in giornate di divulgazione negli stabilimenti balneari, rivolti a turisti e cittadini, adulti e bambini, incontri tecnici nelle sedi delle amministrazioni comunali e degli Uffici Marittimi, eventi di sensibilizzazione per pescatori e diportisti e persino in un presidio fisso su spiaggia, un info point installato e mantenuto per tutta la stagione estiva in una delle più importanti spiagge della Maremma
Prima Ospite al Centro
È arrivata la prima ospite del Centro Recupero Tartarughe Marine a Marina di Grosseto.
Rimasta accidentalmente intrappolata in una rete da posta, è stata soccorsa dal pescatore che ha tempestivamente chiamato la Capitaneria di Porto.
A loro i nostri complimenti ed il nostro ringraziamento per la collaborazione e la sensibilità che sempre dimostrano.
La tartaruga è stata subito visitata dal nostro veterinario,sottoposta ad esame radiografico e a prelievo del sangue. Sì attendono gli esiti degli esami ematologici, ma sembra tutto ok.
Intanto è stata stabulata nella nostra nuova vasca ed è sotto osservazione continua.
Gli operatori che la stanno monitorando rassicurano sulle sue condizioni.
E' stabile, a parte una lesione all'ascella della pinna anteriore destra, probabilmente provocata dalla rete, non manifesta problemi di galleggiamento o difficoltà a stare in acqua e secondo il veterinario domani potremo provare anche a nutrirla.