Mercoledì, 30 Gennaio 2019 10:58

Dermochelys coriacea (tartaruga liuto)

Dimensioni:

è la tartaruga che può raggiungere le più grandi dimensioni, può arrivare infatti a 600 kg di peso e 2 metri di lunghezza di carapace.

 

Distribuzione:

è una specie atlantica.

E' adattata a vivere in acque più fredde rispetto alle altre specie, questo grazie allo strato protettivo che riveste il suo corpo che non è un guscio osseo, come accade nelle altre, ma un rivestimento costituito da una spessa pelle simile al cuoio che ha una consistenza oleosa.

Ciò unito al fatto che le sue enormi dimensioni le permettono di immagazzinare più a lungo il calore sviluppato con l'attività muscolare spiega anche il fatto che riesce a raggiungere profondità elevate quando è in cerca di cibo.

Le sue abitudini sono prettamente pelagiche e conduce la maggior parte della vita in mare aperto.

Nel Mediterraneo è la specie meno comune.

 

Dieta:

si ciba quasi esclusivamente di meduse anche se occasionalmente non disdegna anche tunicati e molluschi.

 

Riproduzione:

depone uova 4-5 volte per stagione ogni 2-3 anni.

Scava il nido ad una profondità circa di un metro e vi depone un centinaio di uova che si schiudono dopo 50-90 giorni.

I piccoli quando nascono pesano 50 grammi.

 

Stato di conservazione:

per la IUCN è a rischio critico di estinzione.

Sensibilissima all'inquinamento marino e soggetta ad ingerire plastiche galleggianti che scambia per meduse.

Le politiche conservative di molti paesi sembrano almeno momentaneamente aver fatto invertire il fenomeno così da farla promuovere dal 2013 alla categoria di vulnerabile.

Mercoledì, 30 Gennaio 2019 10:42

Chelonia mydas

Dimensioni:

l'adulto può raggiungere 140 cm di lunghezza circa, con un peso fino a 500 kg .

 

Caratteristiche morfologiche:

si distingue dalle altre tartarughe marine per il carapace dotato di quattro paia di scudi costali, una sola placca prefrontale sulla testa, che è robusta, voluminosa ed arrotondata, la punta del becco corneo della mascella superiore non ricurva ad uncino e gli scudi del carapace mai embricati.

Quest'ultima particolarità è dovuta alla disposizione delle placche cornee che si presentano perfettamente giustapposte le une alle altre.

La colorazione della corazza è bruno-olivastra, con striature e macchie gialle o marmorizzate. Gli esemplari giovani sono più uniformemente bruno-olivastri, con gli arti bordati di giallo.

 

Distribuzione:

la specie è cosmopolita di mari tropicali e subtropicali.

Vive in acque pelagiche e costiere, in vicinanza delle barriere coralline e di coste sabbiose, dalla superficie fino a 30-40 metri di profondità.

È presente anche nel Mediterraneo ma in Italia si rinviene sporadicamete: ci sono notizie di ritrovamenti nel Golfo di Manfredonia ed in Sardegna.

 

Dieta:

da adulta si nutre prevalentemente di fanerogame marine e per questo la si rinviene soprattutto in aree ricche di praterie sommerse.

Per questa sua abitudine alimentare, la sua presenza in un luogo può essere rivelata da una gran quantità di rimasugli vegetali, che spezzati dall'animale mentre si nutre, risalgono a galla.

 

Riproduzione:

la femmina si accoppia e depone le uova ogni 2-3 anni; si porta sulla spiaggia al calare del sole, con le natatoie scava una buca profonda circa 50 cm ed ampia nella quale depone circa 100 uova a guscio bianco e molle. Una volta terminata la deposizione, ricopre la buca e torna in mare.

La prima covata non esaurisce la provvista di uova fecondate contenute nel suo corpo, così, dopo un certo lasso di tempo, in genere 12-15 giorni, essa ritorna nel sito prescelto per nidificare ancora e lo fa per un numero variabile dalle 4 alle 6 volte in una stessa stagione, per un totale complessivo stagionale medio di 500 uova deposte.

L'incubazione ad opera della sabbia dura 50-60 giorni, in dipendenza delle condizioni climatiche.

Differisce dalla Caretta caretta per le imponenti migrazioni che a migliaia gli adulti compiono per spostarsi dalle aree di foraggiamento a quelle di ovodeposizione.

 

Stato di conservazione:

è inserita nelle liste rosse IUCN (2004), come Endangered.

A livello globale la specie è soggetta a raccolta indiscriminata a scopo alimentare sia degli individui (giovani ed adulti) sia delle uova. La specie è anche oggetto di cattura accidentale nelle reti fisse e da traino.

E' quindi considerata minacciata ed in pericolo a causa del grave disturbo nei siti di nidificazione e dell’elevata interazione con la pesca. Sporadica è la sua presenza nel Mediterraneo.

In Italia, nello specifico, la valutazione dello stato di conservazione è Non Applicabile (NA) perché si tratta di una specie occasionale nei mari italiani e che non si riproduce nelle acque italiane.

Giovedì, 17 Gennaio 2019 11:11

Tartarughe e Sogni

Significato della tartaruga nei sogni
Se si sogna una tartaruga significa che c’è la necessità di prendere una situazione con lentezza e di proteggersi.

Può essere indice di necessità di pazienza, di capacità di saper attendere, di star vivendo un momento di introspezione e di meditazione molto profondo, necessario per evolvere da una situazione ad un’altra.

Potrebbe significare l’avvicinarsi di una nuova possibilità nella vita, un’evoluzione della nostra vita.
Inoltre si associa a difesa, riservatezza: il guscio della tartaruga è un’efficace difesa dai predatori e dalle minacce esterne.

Perciò nei sogni può esprimere il bisogno di stare sulla difensiva, di ritirarti nella tua ‘corazza’ per non essere ferito, o la necessità di difendere la tua privacy.



La resistenza e robustezza della tartaruga sono il simbolo di una forza che il sognatore può trovare in se stesso, una sicurezza e fiducia nel fare un passo dopo l’altro anche in condizioni avverse.
Nel sogno è associata anche a:
-creazione, femminilità, maternità: la tartaruga è un animale legato sia all’acqua sia alla terra, di cui esprime le qualità femminili e creatrici. Poiché depone moltissime uova, è anche un simbolo di fertilità.
-longevità: la tartaruga può vivere anche più di 100 anni; inoltre è uno dei più antichi animali che abitano il pianeta Terra; è un esempio naturale di stabilità, forza, equilibrio.
-fedeltà, lealtà, moderazione: tutte qualità ispirate dal carattere tranquillo e silenzioso della tartaruga.
Amore per la casa e la famiglia: la tartaruga porta la sua "casa" sempre con sé.

Giovedì, 17 Gennaio 2019 11:08

Gli Adattamenti

I primi cheloni quindi erano sicuramente terrestri, e questo si dimostra facilmente anche osservando l'anatomia di una tartaruga marina attuale: le dita non sono fuse tra loro a formare una vera e propria pinna.

Poi, via, via, prevalsero le forme palustri e semiacquatiche; quelle che acquisirono una vita prevalentemente o completamente acquatica assottigliarono il guscio, per rendere il corpo più leggero e quindi più facile la fuga, e ripresero caratteristiche primitive come il capo non retrattile.

La scomparsa dei denti, che erano invece una caratteristica del passaggio anfibi-rettili, che quindi aveva distinto i cotilosauri, è stata una scelta opportunistica motivata da una dieta inizialmente onnivora (un becco corneo era sufficiente per tagliare le erbe e le foglie di cui prevalentemente si nutrivano, e anche per dilaniare le prede occasionali o le carogne in cui si imbattevano).

Questa mancanza di specializzazione nella dieta ha permesso loro di espandersi in tutti gli ambienti disponibili adattandosi ai diversi climi; ciò ha reso possibile anche alla maggior parte delle famiglie di superare le drammatiche conseguenze climatiche e ambientali derivate dal frazionamento negli attuali continenti dell'unica originaria piattaforma continentale (Pangea).

Forse non sono solo queste le scelte biologiche che hanno aiutato le tartarughe a giungere fino a noi; altre caratteristiche vi hanno senz'altro contribuito; purtroppo tutte non basteranno a salvarle da quello che è il peggiore cataclisma che stanno affrontando: la coesistenza con l'uomo.

Giovedì, 17 Gennaio 2019 11:02

Gli Antenati

Per quanto riguarda le tartarughe marine vere e proprie, iniziarono ad evolversi nel periodo Cretaceo, tra 145 e 100 milioni di anni fa, raccolte nella famiglia delle Protostegidae, estinta nell’Oligocene.

Sono queste tartarughe che presentano per la prima volta vari accorgimenti per la vita marina esistenti anche oggi, come le pinne, il guscio non pesante e la ghiandola del sale, oltre al particolare sistema di orientamento attraverso le correnti marine usato nel periodo riproduttivo.

Vi appartenevano esseri di grande taglia, abili nuotatori (come indicano le grandi zampe a paletta ed il guscio molto ridotto e senza lamine osee), simili nella forma alle odierne Tartarughe Liuto: Archelon ischyros, il gigante tra tutte le tartarughe mai esistite, lungo più di 5 metri e mezzo e pesante più di due tonnellate e Protostega gigas, anch’essa dalle dimensioni imponenti (circa 3 metri).

Molti generi di tartarughe marine si svilupparono nei periodi successivi, sia nella famiglia estinta delle Protostegidae, sia nelle altre due famiglie che esistono ancora oggi, Dermochelydae e Cheloniidae.

Il Mar Tirreno Settentrionale, compreso tra le coste d' Italia e Corsica tra i 43°N e i 42°N, rappresenta un’importante area di foraggiamento e svernamento della specie Caretta caretta, che si nutre di organismi bentonici, sfrutta le ricche aree di upwelling e trova rifugio nelle praterie di Posidonia oceanica lungo la costa.

Infatti, grazie alla circolazione delle acque determinata da vortici stagionali ciclonici e anticiclonici originati dal vento e caratterizzati dalla presenza di acqua fredda al loro interno, in inverno si stabilisce una connessione diretta tra il Mar Ligure ed il Mar Tirreno attraverso il canale di Corsica che provoca il mescolamento delle acque di origine atlantica (MAW) con le acque levantine (LIW) sottostanti, modificando le proprietà fisiche e chimiche delle acque.

Ciò determina l’aumento della concentrazione di popolazioni di importanti specie bentoniche come il nasello europeo (Merluccius merluccius), la triglia rossa (Mullus surmuletus), il polpo (Octopus vulgaris), il gamberetto rosa oceanico (Pandalus borealis), l’aragosta norvegese (Nephrops norvegicus) etc. I popolamenti bentonici delle isole dell’Arcipelago Toscano inoltre mostrano un’elevata eterogeneità.

Inoltre le praterie di fanerogame marine (soprattutto Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa) sono particolarmente rigogliose, soprattutto lungo le coste delle isole dell’Arcipelago Toscano, e la temperatura superficiale media nei mesi invernali è di circa 14°C mentre in profondità non scende mai al di sotto dei 12°C.

L’attività dei centri recupero tartarughe marine in quest’area viene svolta fin dai primi anni ’90. Dai dati raccolti in questo ventennio è risultato che circa il 72% degli esemplari che viene recuperato non è sessualmente maturo (giovani e sub-adulti) e quindi non ancora riproduttivo.

Il motivo principale per cui gli esemplari vengono soccorsi risulta essere la cattura accidentale con pesca a strascico: più del 70% degli animali è vittima di by-catch, mentre il restante 30% viene recuperato per spiaggiamento, collisione con natanti o per intrappolamento in altre tipologie di attrezzi da pesca (reti fisse o palangari).

Durante il periodo di riabilitazione inoltre è frequente che le tartarughe mostrino segni di contaminazione da materiale plastico, che viene espulso solitamente in maniera naturale attraverso le feci.

Mercoledì, 16 Gennaio 2019 18:09

Tradizioni e Culture

Nelle tradizioni, nei miti e nelle leggende popolari

La tartaruga secondo i Nativi Americani

Rappresenta la Madre Primordiale. Una leggenda vuole che, quando la moglie del Padre Cielo cadde sulla Terra, un castoro recuperò della terra dal fondale dell’oceano e la posò sul guscio della tartaruga.

La Dea cadendo su questo soffice pezzo di terra si salvò e così nacque il continente.

Non a caso i Nativi Americani chiamano il Nord America “Turtle Island”.

 

La tartaruga nella mitologia giapponese

E' simbolo della felicità coniugale: una fiaba narra di un uomo che salvò una tartaruga da morte certa. Come ricompensa l'animale gli fece incontrare il Re dell'Oceano che, per ringraziarlo, gli diede in sposa la sua bellissima figlia: lo Spirito delle Acque.

 

La tartaruga secondo gli Indù

Immagine tipica è quella della tartaruga che sorregge l’elefante che a sua volta sorregge il mondo: simbolo femminile e simbolo maschile, unione degli opposti yin e yang.

Gli Indù la venerano come Kashyapa, il vecchio uomo tartaruga, anziano degli anziani, una sorta di padre degli dei originari e signore e progenitore di tutte le creature.

 

La tartaruga secondo i Cinesi

Alcune leggende narrano spesso di una tartaruga di mare sul cui dorso riposa la Terra.

Non a caso, visitando qualche paese cinese, troverete tartarughe che sostengono grosse colonne di monumenti. 

Nelle sepolture imperiali, ogni pilastro poggia su una tartaruga. Esse contribuiscono in questo modo all’ordine e all’equilibrio del mondo.

Le quattro zampe svolgono naturalmente la funzione dei pilastri. La tartaruga viene innanzitutto vista è vissuta come un cosmo in miniatura.

Fra la sua scaglia arrotondata superiore, che richiama il cielo e quella piatta inferiore, che richiama la Terra, si sviluppa l’uomo.

 

La tartaruga è quindi, prima di tutto, l’immagine di un universo primitivo da sviluppare, essa discende da un mondo fonte originario.

Anche la tartaruga più giovane può apparire come l’essere più antico del mondo.

Saggia la tartaruga, perchè vecchia e portatrice di ideogrammi sul guscio...

 

In Bengala

Secondo la tradizione dei Munda, la tartaruga è inviata sulla Terra dal Sole, dio supremo, sposo della Luna, per riportare alla superficie la terra caduta sul fondo dell’oceano.

I Brahmana associano la tartaruga, Kurma, alla creazione: il mondo poggia sul guscio di una tartaruga, forma ctonia di Visnù, creatore e protettore.

 

 

 

Per i Maya

La tartaruga era legata alle stelle e alle costellazioni. Il guscio è una rappresentazione della volta celeste.

Lo scudo di Orione è chiamato tartaruga in lingua yucateca la dea della Luna è raffigurato ricoperto da una corazza formata da scudi di tartaruga.

 

 

In Mongolia

La tartaruga è il simbolo dell'eternità ed è per questo motivo che i grandi imperatori venivano raffigurati accanto a loro. Ancora oggi, si è soliti credere che se in barca si avvista una tartaruga questa porterà fortuna, ma i pescatori greci ad esempio credevano che era di buon auspicio solo se veniva vista a destra dell’imbarcazione.

 

In Africa

Simbolo indiscusso della fertilità maschile simboleggia anche la protezione dalla magia nera e dai malefici. La tartaruga è considerata un compagno e anche un equivalente degli antenati, la cui compagnia è benefica. Così ogni famiglia Dogon possiede una tartaruga. In caso di assenza del patriarca, sono offerti alla tartaruga il primo boccone di cibo e la prima sorsata d’acqua quotidiana.

In Nigeria evoca l'organo sessuale femminile ed è di buon auspicio per chi desidera un figlio.

 

 

 

Lunedì, 14 Gennaio 2019 13:12

Art Director

Ludmilla Peroni

Lunedì, 14 Gennaio 2019 12:14

Vicepresidente

Claudia Detti

Lunedì, 14 Gennaio 2019 12:14

Vicepresidente

Letizia Poggioni